Mestruazioni dolorose: può trattarsi di endometriosi?

La mestruazione dolorosa o dismenorrea, viene considerata una vera e propria malattia quando causa sintomi invalidanti che impediscono alla donna le normali attività quotidiane. Di norma, infatti, le mestruazioni non dovrebbero essere invalidanti, ne’ generare intensi dolori pelvici.

pubblicità

Dolori come cefalea e affaticamento, sono normali nei giorni che precedono la fase ischemica del ciclo mestruale e durante lo stesso evento. Quando i dolori divengono intensi e si concentrano soprattutto nella zona pelvica, si può parlare di dismenorrea secondaria, cioè di una condizione medica in cui i sintomi mestruali divengono insopportabili a causa di una patologia soggiacente.

La presenza di dolori mestruali intensi va sempre riportata all’attenzione del proprio ginecologo di fiducia.

Dismenorrea secondaria

La dismenorrea secondaria, consiste nella presenza di dolori invalidanti associati al ciclo mestruale che sono conseguenza di una malattia. In questi casi, i dolori mestruali si presentano con intensi dolori pelvici, crampi e fitte che interessano la parte inferiore dell’addome e che si manifestano in genere in corrispondenza dell’inizio del flusso mestruale e talvolta perdurare per tutta la durata del ciclo.

pubblicità

Quali sono le cause della dismenorrea secondaria?

Tra le patologie che possono causare dismenorrea tardiva ci sono:

  • endometriosi,
  • fibromi uterini,
  • malattia infiammatoria pelvica,
  • malformazioni uterine.

L’uso della spirale o altri dispositivi meccanici per la contraccezione può scatenare sintomi simili a quella della dismenorrea. Se il problema è dato dalla presenza di un dispositivo ultrauterino anticoncezionale il medico consiglierà la rimozione dello stesso.

Quando può trattarsi di endometriosi?

L’endometriosi è una patologia che riguarda fino al 20% delle donne in età fertile (soprattutto tra i 25 e i 35 anni) e che prevede la presenza di tessuto endometriale in sedi differenti da quella fisiologica; in altre parole, l’endometrio prolifera non solo lì dove dovrebbe (nella cavità uterina) ma si sviluppa anche in altre sedi anatomiche.

pubblicità

Queste formazioni endometriali si comportano come se fossero nella loro sede naturale, cioè nell’utero, quindi si ispessiscono ciclicamente per poi sfaldarsi causando delle emorragie e dei tessuti cicatriziali a carico di organi.

L’endometriosi può svilupparsi:

  • nelle ovaie: viene chiamata l’endometriosi ovarica ed è la più diffusa, con la formazione di cisti endometriosiche che possono avere una dimensione che varia da pochi millimetri sino a 10 centimetri.
  • nel peritoneo pelvico, in particolare nelle fossette ovariche, nel setto retto/vaginale, nei legamenti uterini, nella plica vescico/uterina, nel perioneo pelvico peri viscerale
  • negli organi pelvici, nello specifico nella vescica, nell’intestino e nell’uretere
  • in organi o tessuti che sono posti al di fuori delle pelvi, come ad esempio la pleura: situazioni più rare che vengono definite endometriosi esxtrapelvica
  • nello spessore della parete uterina, e in questo caso l’endometriosi viene chiamata adenomiosi.

Quali sono le cause dell’endometriosi?

Le cause dell’endometriosi non sono ancora del tutto conosciute. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella della “mestruazione retrograda” che sostiene che nel corso della mestruazione ci sia un ritorno del sangue dall’utero nelle pelvi che comporti un passaggio di cellule endometriali sul peritoneo e sugli organi pelvici.

pubblicità

Altre teorie sostengono che l’endometriosi possa derivare da una modificazione ex novo del tessuto che ricopre le pelvi (metaplasia) o che la disseminazione delle cellule endometriali avvenga per via linfatica o ematica.

Tra le ipotesi, infine, anche quella che l’endometriosi si sviluppi in donne che ne abbiano una predisposizione genetica o che siano colpite a causa di un’alterazione del sistema immunitario, con una maggiore predisposizione per chi soffre di malattie autoimmuni.

Quali sono i sintomi dell’endometriosi?

Talvolta l’endometriosi è asintomatica ma nella gran parte dei casi si manifesta con dolori mestruali di elevata intensità.

pubblicità

L’endometriosi si manifesta attraverso sintomi che possono anche divenire invalidanti, come dolore pelvico soprattutto in fase peri-mestruale, dismenorrea secondaria (mestruazioni dolorose), dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) soprattutto nei periodi pre e post mestruali, irregolarità dei cicli mestruali, sanguinamenti anomali, presenza di abnormi coaguli nel flusso mestruale, eccessivo gonfiore addominale, dolore durante la defecazione, nausea, dolore durante la minzione… in alcune circostante l’endometriosi può indurre sterilità.

C’è associazione tra endometriosi e infertilità?

L’infertilità è legata all’endometriosi quando questa si presenta nella sua forma più grave, a causa di fattori meccanici dovuti al sovvertimento degli organi pelvici e alla formazione di aderenze che portano a un’alterazione dei rapporti tra le ovaie e le tube. Anche lo sviluppo di endometriosi nello spessore della parete uterina può avere effetti negativi sulla possibilità di impianto di una gravidanza. In questo caso, le tecniche di fecondazione in vitro possono venire in aiuto della donna in cerca di gravidanza.

Non vi dovrebbero invece esserci nessi tra infertilità e forme più lievi di endometriosi che in genere derivano da infiammazioni di origine immunologica o vascolare di cui ancora si sa molto poco.

Come si può diagnosticare l’endometriosi?

L’endometriosi può essere diagnosticata nel corso di una visita ginecologica nel corso della quale a una prima fase di anamnesi – in cui il medico verifica la sussistenza di sintomi propri di questa patologia – fa seguito un esame fisico che può mettere in risalto la presenza di cisti endometriosiche a livello del setto retto vaginale, della cervice uterina o dei fornici vaginali oltre a eventuali “fissità” degli organi pelvici che possano far sospettare l’esistenza di endometriosi.

La visita può essere corredata di esami strumentali quali:

  • ecografia transvaginale, che può evidenziare formazioni cistiche endometriosiche nelle ovaie, nell’utero o negli altri organi pelvici
  • risonanza magnetica della pelvi, il cui uso è limitato ai casi di endometriosi che non toccano organi ginecologici come l’intestino e l’uretere
  • laparoscopia, lo strumento migliore per individuare un’endometriosi a livello di organi pelvici, anche se le cisti sono molto piccole. In genere viene eseguito quando il medico sospetta si sia in presenza di questa patologia, quando pur in presenza dei sintomi propri dell’endometriosi ed ecografia e risonanza magnetica non sono riuscite a evidenziare la presenza di cisti endometriosiche.

Come viene curata l’endometriosi?

L’endometriosi può essere curata con terapie che vanno dalla semplice osservazione alle terapie mediche o a quelle chirurgiche.

Le terapie di osservazione, consistenti in una condotta d’attesa, sono quelle utilizzate nel caso in cui si sia in presenza di forme asintomatiche con piccoli endometriomi a carico delle ovaie o con impianti peritoneali.

Le terapie mediche vengono utilizzate nei casi in cui vi sia una sintomatologia dolorosa o nei casi in cui si vogliano prevenire recidive in chi si è sottoposta a intervento chirurgico. La terapia chirurgica, in particolare la laparoscopia, viene utilizzata nei soli casi in cui con le cure mediche non si sia ottenuto alcun risultato.