Piombo e arsenico sono sostanze cancerogene spesso ingerita mediante cibi contaminati e/o attraverso il consumo di acqua presumibilmente potabile, quella che fluisce dal rubinetto di casa. L’arsenico in Italia è presente nell’acqua destinata al consumo umano e, a questo proposito, non è la prima volta che interviene la Commissione europea: questa volta sotto i riflettori vi sono sei zone ad alto rischio.
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L’indagine è stata condotta nella seconda metà del 2021. A seguito delle analisi, sei zone in Italia registrano livelli di arsenico nell’acqua potabile superiori alla soglia di sicurezza. La presenza di questa sostanza nei rubinetti può danneggiare la salute, in particolare quella dei bambini.
Le zone nel mirino sono: Bagnoregio, Civitella d’Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania. Non solo. Nelle zone di Bagnoregio e Fabrica di Roma sono state anche superate le soglie di sicurezza per il fluoruro, altra sostanza nociva.
L’Italia viola la direttiva sull’acqua potabile
La Commissione europea per questa ragione ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato rispetto della direttiva sull’acqua potabile (direttiva 98/83/CE) che impone agli Stati membri di garantire che le acque destinate al consumo umano siano salubri e pulite, e senza microrganismi e parassiti, né sostanze che potrebbero rappresentare un pericolo per la salute umana.
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Già nel maggio 2014 la Commissione aveva inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, seguita da un parere motivato nel gennaio 2019 riguardante 16 zone di approvvigionamento idrico della provincia di Viterbo. Dall’invio del parere motivato, la piena conformità alla direttiva è stata raggiunta solo in 10 di queste zone.
“È triste riscontrare che in sei comuni non siano riusciti a eliminare l’arsenico. Quando è stata posta la questione nel 1998 i comuni interessati erano più di cento. Da allora molte amministrazioni hanno rimodernato gli impianti e sono riuscite a risolvere il problema“, spiega Luca Lucentini direttore del Reparto qualità dell’acqua e salute dell’Istituto superiore di sanità. “In questi sei comuni per motivi burocratici, conflitti con le istituzioni regionali o, in alcuni casi per un’inadeguata gestione di impianti complessi che richiedono risorse specializzate”, prosegue Lucentini, “la situazione non è cambiata e tutt’ora dai rubinetti non esce acqua potabile. Speriamo che il provvedimento della Commissione sia dirimente per superare in modo definitivo queste criticità“.
Il rischio Piombo riguarda tutti
Se la presenza di arsenico riguarda un problema collettivo esteso, la concentrazione di piombo nell’acqua potabile può riguardare le tubature di casa o la cattiva gestione dell’impianto idrico della propria città. Il piombo è un metallo pesante che, come l’arsenico, troppo spesso ingeriamo mediante l’acqua potabile o cibi contaminati.
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Le concentrazioni di piombo nell’acqua potabile dovrebbero essere normalmente inferiori a 5 μg/litro, tuttavia, concentrazioni superiori a 10 μg/litro e oltre possono essere talvolta riscontrate al punto d’utenza in edifici in cui siano presenti materiali in piombo a contatto con le acque (tubature, rubinetteria o altre componentistiche, o saldature in piombo o stagno3, ecc..), a causa del verificarsi di fenomeni di corrosione dei materiali con conseguente rilascio del metallo nelle acque a contatto.
Per contro, dato il susseguirsi di tecniche costruttive diverse e l’impiego di differenti materiali negli ultimi decenni, può non essere facile poter determinare di quale materiale siano composti le tubature o gli accessori della propria utenza domestica e meno ancora delle tubature cittadine per la fornitura di acqua potabile.
Il principio generale è che il valore di parametro (valore di piombo ≤ 10 μg/litro) deve essere rispettato:
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- al punto di consegna (contatore), è responsabilità del gestore dell’acquedotto idrico fornire acqua destinata al consumo umano, sino al punto di consegna (il contatore), che rispetti tutti i parametri (tra cui quello del piombo) previsti dalla normativa vigente, o il gestore dell’acquedotto idrico, pertanto, adempie agli obblighi normativi quando i valori di parametro sono rispettati nel punto di consegna.
- al punto in cui le acque fuoriescono dai rubinetti utilizzati per il consumo umano (punto di utenza).
Come tutelarsi?
Per tutelarsi è possibile richiedere all’ASL di appartenenza un test per rilevare la presenza di metalli pesanti e di sostanze cancerogene nell’acqua. Nel web sono disponibili dei kit che consentono di rilevare la presenza di arsenico, piombo, cadmio (test chimici per rilevare la presenza di metalli) o microrganismi (test biologici per rilevare la presenza di virus o batteri).
La nota dolente è che i test per rilevare la presenza di arsenico sono piuttosto costosi e, per la migliore accuratezza, vale la pena rivolgersi alla propria ASL di appartenenza. Per quanto riguarda i test del piombo, nel web sono disponibili diversi kit a buon mercato. Tra i vari prodotti segnaliamo:
- Kit specifico per il piombo, costo 15.99 euro.
- Analisi acqua potabile (piombo, pesticidi, nitrati, batteri…), 25.99 euro.
Quando acquistate un qualsiasi kit, assicuratevi che come questi rispettino gli standard EPA per il rilevamento anche di piccole quantità di sostanza.
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Autore: ©SalutePsicofisica