L’artrosi delle mani se non controllata può degenerare rapidamente e rendere difficili movimenti semplici. L’ortopedico spiega quali sono i trattamenti disponibili.
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Una delle patologie più frequenti che colpisce le nostre mani è l’artrosi, malattia degenerativa delle articolazioni. Se non trattata adeguatamente da uno specialista della mano, potrebbe degenerare rapidamente, portando la persona ad avere difficoltà anche nel fare le cose più semplici.
Ma come affrontarla? Cosa fare per salvaguardare il più possibile la funzionalità della mano? Ce ne parla il dottor Alberto Lazzerini, responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia della Mano all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, chirurgo della mano presso Casa di Cura La Madonnina e presso Palazzo della Salute – Wellness Clinic.
Perché si sviluppa l’artrosi alle mani
“Le articolazioni della mano sono particolarmente coinvolte nello sviluppo dell’artrosi perché vanno spesso incontro a usura. Possiamo paragonare l’artrosi al consumo del battistrada delle ruote dell’automobile: più chilometri si percorrono, più la gomma si consuma.
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Stessa cosa succede alla cartilagine delle articolazioni – spiega il dott. Lazzerini -. A differenza delle gomme dell’auto, le nostre articolazioni hanno una certa capacità riparativa che però è inferiore rispetto all’entità del consumo. Come succede anche per gli pneumatici, che se non sono perfettamente in asse si consumano di più, anche le nostre articolazioni possono consumarsi in maniera anomala se non lavorano correttamente”.
Se ci sono, ad esempio, esiti di traumi o esiti di fratture che hanno alterato leggermente la forma o l’orientamento dell’articolazione, quest’ultima si consuma più facilmente. Questo è un discorso generale che vale per tutte le articolazioni.
Le zone più colpite dall’artrosi della mano
Nella mano, le articolazioni più colpite da artrosi sono:
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- interfalangee distali: le falangi delle dita più esterne, dove ci sono le unghie, articolazioni molto piccole, che lavorano molto, si consumano più facilmente e hanno uno strato di cartilagine molto sottile;
- articolazione trapezio-metacarpale: si trova alla base del pollice, è un’articolazione poco evoluta, nonostante ne siano in possesso solo gli essere umani. È quella che ci permette di opporre il pollice. È un’articolazione che ha grande libertà di movimento ed è leggermente instabile perché lavora su un piano inclinato, tendendo a essere un po’ fuori asse. Per tutti questi motivi, questa articolazione si consuma più facilmente delle altre.
La rizoartrosi, artrosi del pollice
”Non è raro vedere pazienti che hanno specificatamente un’artrosi che interessa esclusivamente l’articolazione trapezio-metacarpale e che prende il nome di rizoartrosi o artrosi del pollice.
La rizoartrosi è, infatti, l’artrosi della mano più frequente, più comune e interessa anche i giovani, dai 40 anni in sù”, aggiunge l’ortopedico.
Le conseguenze dell’artrosi
L’artrosi, a lungo andare, ha due conseguenze:
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- riduzione di mobilità dell’articolazione;
- sintomatologia dolorosa.
“Alla riduzione di mobilità, in qualche modo, ognuno di noi tende ad adattarsi, perché, ad esempio, le articolazioni interfalangee distali, anche se si muovono poco, non provocano alcun danno alla mano, che continua a funzionare bene, se le altre articolazioni si muovono bene – specifica lo specialista – .
Il vero problema è appunto il dolore: quando le articolazioni sono dolenti bisogna assolutamente trattarle, perché altrimenti potrebbero portare a una riduzione della funzionalità della mano, portando la persona ha non utilizzare più le articolazioni doloranti”.
Come si fa la diagnosi
Per diagnosticare correttamente un’artrosi della mano, sono 2 gli step importanti da compiere:
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- esame clinico ortopedico (meglio se da uno specialista della mano);
- radiografia tradizionale.
Come curare l’artrosi alle mani
Per curare l’artrosi alle mani ci sono diversi tipi di trattamenti conservativi e chirurgici. Vediamoli nel dettaglio.
Il trattamento conservativo
“Nella maggior parte dei casi, il trattamento è di tipo conservativo perché l’artrosi, di per sé, è una patologia benigna, non grave che solo in rari casi specifici richiede l’intervento chirurgico – prosegue l’ortopedico – . Tra i rimedi conservativi vi sono:
- i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS);
- la fisioterapia;
- i tutori utili per mettere a riposo le articolazioni.
Gli stessi trattamenti vengono utilizzati anche per l’artrosi dell’articolazione trapezio-metacarpale (rizoartrosi)”.
La medicina rigenerativa
“Da qualche anno a questa parte – continua l’esperto – sta cominciando a farsi largo anche la medicina rigenerativa, che prevede l’esecuzione di infiltrazioni di cellule staminali ricavate dal tessuto adiposo per il trattamento dell’artrosi di grado lieve.
Nel caso in cui tutti i trattamenti conservativi, inclusa la medicina rigenerativa, dovessero fallire, e se il paziente ha un deficit funzionale importante legato al dolore, si ricorre alla chirurgia”.
Gli interventi chirurgici
Se lo stadio iniziale è passato, se la fisioterapia, le cure fisiche e gli antinfiammatori non funzionano, se il paziente ha un deficit funzionale importante legato al dolore, si ricorre alla chirurgia.
“La chirurgia è diversa secondo l’articolazione colpita. Nell’articolazione trapezio metacarpale è possibile ricorrere a una chirurgia funzionale in cui si ricostruisce il movimento all’articolazione – descrive il medico – .
Esistono diversi interventi a questo proposito:
- piccole protesi;
- artroplastica: più frequente, consiste nella rimozione del trapezio (piccolo osso) che non ha più cartilagine, nella ricostruzione dei legamenti dell’articolazione utilizzando una parte di un tendine. In questo modo, si recupera rapidamente un buon movimento e una buona funzionalità della mano, in assenza di dolore;
- artrodesi: la fusione dell’articolazione. Solitamente, si tende a bloccare le interfalangee distali. Bloccare queste articolazioni non rappresenta, in realtà, un danno funzionale grave, perché nel normale utilizzo della mano, queste le muoviamo pochissimo. Anche a livello della trapezio-metacarpale è possibile ricorrere a un’artrodesi, anche se gli specialisti della mano preferiscono evitarla perché limita l’utilizzo della mano, provocando l’artrosi di altre articolazioni.
A seguito dell’intervento di Artroplastica trapezio-metacarpale, seguono un periodo di immobilizzazione di circa 20 giorni, e un breve ciclo di riabilitazione di qualche settimana, per poi riprendere a usare subito la mano”.
Conclude il dott. Lazzerini rispetto alla cura dell’artrosi “Ricordiamo che, attraverso i soli trattamenti conservativi, non è possibile guarire completamente dall’artrosi, ma si possono ridurre i disturbi – conclude Lazzerini -.
Con la medicina rigenerativa, si rallenta l’evoluzione, mentre con le protesi e le artroplastiche si risolve definitivamente il problema. Da un punto di vista della prevenzione, non esiste una vera e propria terapia: esistono particolari esercizi da effettuare per contrastare la riduzione della mobilità”.