Il controverso esperimento sul “Piccolo Albert”

Datemi una dozzina di bambini sani e farò di ognuno di loro uno specialista a piacere: un avvocato o un medico, a prescindere dal suo talento, dalle sue inclinazioni, tendenze, capacità, vocazioni e razza!” Queste sono le parole di John Broadus Watson, padre del comportamentismo e pioniere della psicologia moderna.

pubblicità

Cos’è il comportamentismo?

Il comportamentismo o “behaviorismo” (dall’inglese “behavior” = comportamento), è un approccio alla psicologia sviluppatosi tra il 1913 e il 1930, basato sull’assunto che il comportamento esplicito dell’individuo è l’unica unità di analisi scientificamente studiabile della psicologia, avvalendosi del metodo stimolo (ambiente) e risposta (comportamento), in quanto direttamente osservabile dallo studioso.

Nella teoria elaborata da Watson il comportamento è esplicitato nei termini di: “adattamento dell’organismo all’ambiente“, “contrazioni muscolari“, “insieme integrato di movimenti“, “azioni“. All’interno delle teorie comportamentiste trovano spazio gli studi sul condizionamento, secondo cui una risposta a uno stimolo può essere condizionata a piacere. Per riassumere le teorie sul condizionamento possiamo utilizzare la proporzione “stimolo positivo : risposta positiva = stimolo negativo : risposta negativa“. Padre di questi studi fu Pavlov, il quale studiò su dei cani come essi associassero il suono di una campanella alla presenza di cibo.

Ma Watson aveva il desiderio di andare oltre la mera applicazione di tali teorie al regno animale, voleva estendere i suoi studi alla natura dell’essere umano. Non gli venne data una dozzina di bambini da plasmare (come diceva sempre) ma venne scelto un bambino da un ospedale in cui egli lavorava, che fu chiamato piccolo Albert. Watson selezionò Albert dalla Phipps Clinic presso la Johns Hopkins University di Baltimora, tra decine di possibili soggetti. Ciò che spinse lo psicologo a sceglierlo per i suoi studi fu che il bambino era affetto da idrocefalia grave, con poche o nulle possibilità di sopravvivenza a lungo termine.

pubblicità

Inoltre, qualsiasi sofferenza fosse stata inferta ad Albert ne avrebbe patito per poco tempo vista la breve speranza di vita. A Watson si accostò la dottoressa Rosalie Alberta Rayner. Secondo i critici, il fatto che il dottor Rayner fosse una donna, rendeva tutto ancor più impressionante perché poteva rappresentare una figura materna.

Lo scopo di Watson e Rayner era di condizionare una fobia in un bambino emotivamente stabile

Prima dell’esperimento del 1920, Albert fu sottoposto a una serie di test emotivi di base: il bambino fu esposto a un topo bianco, un coniglio, un cane, una scimmia, delle maschere (con e senza capelli), del cotone, della lana, dei giornali in fiamme e altri stimoli, ma egli non ebbe paura di nessuno di questi oggetti. L’esperimento vero e proprio iniziò quando Albert aveva 11 mesi e 10 giorni, e consisteva nel posizionare il bambino su di un materasso o su di un tavolo in mezzo a una stanza, assieme a un topo da laboratorio, con il quale gli era permesso giocare. Ogni qualvolta il bambino tentava di interagire con il topo, Watson e Rayner emettevano un fortissimo suono colpendo con un martello una barra d’acciaio sospesa, terrorizzando così il piccolo.

Albert rispondeva al rumore piangendo e mostrando paura

Dopo aver ripetutamente sottoposto il bambino a questi due stimoli accoppiati, gli venne mostrato esclusivamente il topo, ed egli si mise subito a piangere tentando di allontanare l’animale. L’intento di Watson era riuscito, Albert associava l’animale al rumore e quindi alla paura

pubblicità

Il topo, inizialmente uno stimolo neutro, era diventato uno stimolo condizionato e, suscitava una risposta emotiva (risposta condizionata) simile al disagio (risposta incondizionata) originariamente dato al rumore (stimolo incondizionato). Dopo 17 giorni la sua fobia fu estesa al cotone, alle coperte e alle pellicce. Infine, anche la sola vista di una maschera da Babbo Natale con la barba lo faceva piangere a dirotto.

Albert aveva circa un anno alla fine dell’esperimento

Sebbene Watson avesse pensato al da farsi per rimuovere le paure condizionate dal bambino, non ebbe mai il tempo di provare tale desensibilizzazione. Il piccolo Albert in realtà si chiamava Douglas Meritte. La madre lavorava come balia proprio alla Phipps Clinic presso la Johns Hopkins University di Baltimora dove Watson e la Rayner conducevano l’esperimento.

pubblicità

Non si sa se la donna fosse a conoscenza dei condizionamenti psicologici cui era sottoposto il figlio. Albert o Douglas, il nome è poco rilevante ai fini della storia, morì nel 1925, quando aveva ormai 6 anni, a causa dell’idrocefalia che lo affliggeva dalla nascita. Passò i suoi ultimi 5 anni di vita cercando di dimenticare le paure che qualcuno gli aveva instaurato  nel subconscio.

Accademicamente parlando, questo esperimento ha lasciato una preziosa eredità, ha aperto la strada a nuove ricerche ed è stato fra quelli che ha contribuito a costituire una legislatura che impedisce di utilizzare cavie umane non consenzienti (o inconsapevoli) per gli esperimenti. Il prezzo della realizzazione della norma lo pagò la già fragilissima salute del piccolo Albert, il quale ormai riposa in pace, lontano dalla paura per i topi bianchi e per le maschere di Babbo Natale.

Sotto, un video dell’Esperimento mostra il condizionamento per i topi bianchi e un coniglio:

pubblicità

I lettori sono la nostra vera ricchezza. Ogni giorno cerchiamo di fornire approfondimenti accurati, unici e scientifici. Aiutaci a crescere mettendo “MI PIACE”  su Instagram –@salutepsicofisica e su Facebook –SalutePsicofisica