Quali esami fare in caso di dolore al petto

Una fitta al costato è spesso conseguenza di un piccolo stiramento delle fasce muscolari che si trovano tra le costole, la cui funzione principale è quella di consentire l’allargamento e il restringimento della cassa toracica nei meccanismi della respirazione. Analogamente, un dolore toracico potrebbe essere il segnale di un problema cardiaco. Come distinguere le due evenienze?

pubblicità

La contrattura temporanea del muscolo può essere causata da un movimento brusco o dal sollevamento di un peso, ma anche semplicemente dai movimenti involontari della muscolatura stessa. Ecco il metodo per riconoscerlo e non confonderlo con il dolore toracico dovuto a infarto e problematiche cardiache.

Dolore intercostale

I medici definiscono il dolore intercostale “puntorio”, ossia acuto e localizzato come quello di una puntura, e per riconoscerne l’origine muscolare chiedono al paziente di respirare profondamente: con l’inspirazione e l’espirazione la muscolatura intercostale si rilascia e il dolore diminuisce o scompare del tutto.

Preoccupazione del medico è di non confondere un dolore comune intercostale, del tutto innocuo, con altri dolori di tipo puntorio che si presentano, alla percezione del paziente, in modo simile e che possono essere causati, invece, da una sofferenza cardiaca.

pubblicità

Dolore al petto e salute del cuore

Il quadro tipico di una sofferenza cardiaca? Un dolore che inizia dietro allo sterno, sulla parte sinistra del torace o alla bocca dello stomaco, che opprime come una morsa e tende a irradiarsi a braccia, spalle, schiena, collo e mandibola. Se poi ci sono pure nausea, sudorazione, difficoltà a respirare, la probabilità che si tratti di un problema cardiaco è alta. In caso di problemi cardiaci è sempre opportuno rivolgersi al medico di fiducia o al pronto soccorso. Il medico, per indagare la presenza di un problema al cuore, potrebbe suggerire di eseguire diversi accertamenti clinici.

Quali esami eseguire?

Nei soggetti adulti con dolore toracico improvviso che non si risolve nel giro di 30 secondi, si svolgono esami volti a escludere cause allarmanti legate a una sofferenza del cuore. Nella maggioranza dei casi, gli esami prescritti dal medico specialista prevedono:

  • Misurazione dei livelli di ossigeno con applicazione digitale di un sensore (pulsossimetria)
  • Elettrocardiogramma (ECG)
  • Radiografia del torace

Se i sintomi sono indicativi di una sindrome coronarica acuta o in assenza di altre cause chiare (in particolare in soggetti ad alto rischio come soggetti diabetici, obesi, in sovrappeso o con uno stile di vita particolarmente sedentario), gli esami prevedono generalmente la misurazione dei livelli di sostanze indicative di danni cardiaci (marcatori cardiaci) nel sangue (almeno due volte nell’arco di qualche ora) e diversi ECG .

pubblicità

Se questi esami non evidenziano la presenza di una sindrome coronarica acuta, si esegue un test da sforzo o un’angiografia TC prima di dimettere il paziente o a distanza di qualche giorno. Tuttavia, se si utilizza un marcatore cardiaco più recente, chiamato troponina ad alta sensibilità, e l’esame non suggerisce evidenze di danno cardiaco, potrebbero non essere necessari ulteriori accertamenti.

Il test da sforzo potrebbe essere utile per indagare la presenza di alterazione cardiache. Il test da sforzo prevede l’esecuzione di un ECG o di un esame di diagnostica per immagini (come l’ecocardiogramma ) sotto sforzo (spesso sul tapis roulant) o dopo somministrazione di farmaco in grado di indurre un incremento della frequenza cardiaca o un aumento del flusso ematico attraverso le arterie coronariche (come dipiridamolo). Altrettanto utile potrebbe essere l’impiego di un holter cardiaco, soprattutto quando il sospetto è legato alla presenza di aritmie.

In caso di sospetta embolia polmonare, invece, si esegue una tomografia computerizzata (TC) dei polmoni o un’ecografia polmonare. Ove sia ritenuta anche solo in certa misura possibile la presenza di un’embolia polmonare, si esegue spesso un esame del sangue per rilevare l’eventuale presenza di coaguli (prova per i livelli di D-dimero). Se l’esame ha esito negativo, l’embolia polmonare è improbabile, ma se ha esito positivo si eseguono spesso altri esami, come l’ecografia degli arti inferiori o una TC del torace.

pubblicità

Nei soggetti con protratto dolore toracico, è improbabile la presenza di disturbi che pongano un immediato pericolo per la vita. La maggior parte dei medici esegue inizialmente solo una radiografia del torace, quindi ulteriori accertamenti in base ai sintomi del soggetto e agli esiti degli esami.

Trattamento del dolore toracico

Alla rilevazione di eventuali condizioni specifiche, si procede con il relativo trattamento. Se la causa non è di natura chiaramente benigna, il soggetto viene ricoverato in ospedale o presso un’unità di osservazione per il monitoraggio cardiaco e una valutazione più estesa. I sintomi vengono trattati con paracetamolo od oppioidi al bisogno, fino allo sviluppo di una diagnosi.

Se ti è piaciuto questo articolo, puoi seguirci su Instagram –@salutepsicofisica e su Facebook –SalutePsicofisica

pubblicità