La fiducia in se stessi si trasmette da genitore a figlio

La fiducia in se stessi è il risultato di un percorso che inizia fin dal primo anno di vita. Per questo è importante incoraggiare i più piccoli e apprezzarne l’intraprendenza. Alcuni suggerimenti che vedremo, sono nati per l’approccio con i bambini ma… possono essere estremamente utile anche per gli adulti che soffrono di insicurezza cronica.

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Ci sono grandi e bambini che, pur desiderando partecipare ad attività comuni e prendere iniziative, restano marginali al gruppo dei coetanei perché sono insicuri e hanno poca fiducia in se stessi. Gli altri bambini lo percepiscono e dopo aver fatto qualche tentativo per coinvolgerli possono ignorarli, confermandoli così nella loro insicurezza.

COME SI FORMA LA FIDUCIA IN SE STESSI?

Non è un tratto a se stante ma il risultato di un percorso che inizia presto, fin dal primo anno di vita. Sentirsi curati, protetti e amati senza condizioni ma accettati per quello che si è, dà ai più piccoli la sensazione di essere unici, importanti per i propri genitori e gli altri familiari.

In seguito, verso i tre-quattro anni, la fiducia in se stessi trova alimento anche nell’ambiente scolastico e nelle relazioni con i coetanei. Farsi degli amici, giocare insieme, essere inviati alle feste di compleanno, sono tutte occasioni per creare delle relazioni e per percepire l’interesse e la simpatia che gli altri provano nei propri confronti.

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Progredire nelle attività tipiche dell’età, da quelle motorie a quelle linguistiche, riuscire a superare gli ostacoli, a risolvere i problemi, a ottenere dei risultati con il proprio impegno e i propri sforzi sono tutte esperienze che rafforzano, rendono intraprendenti e orgogliosi delle proprie capacità. La frase montessoriana «aiutami a fare da solo!» esprime il bisogno che i bambini hanno di alimentare la propria autostima, di mettersi alla prova, di essere protagonisti delle proprie esperienze, e non soltanto destinatari di iniziative altrui.

E DA DOVE PROVIENE LA SCARSA FIDUCIA IN SE STESSI?

La si trova nei bambini che vengono inibiti troppo spesso o resi ansiosi da preoccupazioni eccessive, privati cioè della possibilità di fare esperienze consone alla loro fase di sviluppo, di mettersi alla prova, di sbagliare e correggersi. Ma la si trova ancora più di frequente nei bambini maltrattati, trascurati o poco amati, oppure nei molto timidi, troppo impauriti per contare su se stessi.

Sono bambini che preferiscono sottomettersi piuttosto che prendere una iniziativa. Qualche volta si crea un circolo vizioso tra atteggiamenti ribelli e punizioni frequenti che finiscono per togliere sicurezza al bambino apparentemente sicuro di sé.

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Generalmente, nello svolgere le loro attività i bambini quanto più sono piccoli tanto più sono immediati e spontanei, senza ripensamenti sul fatto di piacere o non piacere agli altri. Questa attitudine è presente anche nei più grandicelli sicuri di sé. Altri invece, fin da piccoli, si preoccupano di poter fare una brutta figura, di ciò che gli altri pensano di loro, di non avere il look giusto: temono i confronti e ne fanno una malattia se non vengono invitati a una festa.

Ecco alcune semplici ma efficaci chiavi della fiducia in se stessi che i genitori possono utilizzare:

1. Non sminuire, ma valorizzare i tentativi

È bene incoraggiarli a fare ciò che a loro piace e apprezzarne l’intraprendenza. Ci sono bambini che, abituati a vergognarsi quando fanno degli errori, temono a tal punto l’insuccesso da rifiutarsi di partecipare a giochi di gruppo che pure li divertirebbero. Altri mettono subito le mani avanti, prima di affrontare una attività, dichiarandosi incapaci, di essere delle schiappe, di non valere niente. E se in alcuni casi questa auto-svalutazione viene poi smentita dai fatti, in altri invece può funzionare come una profezia che si auto avvera: l’attesa dell’insuccesso, la convinzione di non farcela porta all’insuccesso.

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2. Evitare l’iperprotezione

Adulti ansiosi che vedono pericoli ovunque rischiano di creare un clima iperprotettivo che non consente ai bambini di fare esperienze da cui possono imparare. Una mamma troppo protettiva non è rassicurante per il suo bambino perché gli invia una immagine minacciosa del mondo. Se è necessario controllare che i bambini non si facciano del male, bisogna però evitare di trasmettere loro le nostre paure.

Una conseguenza spiacevole delle paure dei genitori è per esempio quella di vietare la ricreazione a scuola anche se l’istituto dispone di spazi grandi e sicuri in cui i bambini possono correre e giocare. Un’altra conseguenza spiacevole è, in alcune famiglie, il prolungamento dei rituali della buona notte a tal punto che il bambino si sente abbandonato quando la mamma finalmente spegne la luce o si allontana. Bisogna consentire al bambino di tranquillizzarsi da solo – scriveva lo psicoanalista Winnicott – di costruirsi la sua «tasca di sicurezza» interiore.

3. Comportamenti adatti

Se la fiducia in se stesso si trasmette dai genitori ai figli, non è per via genetica, ma attraverso le attitudini e i comportamenti. I bambini, grandi osservatori del comportamento degli adulti, si scoraggiano se vedono che un genitore perde facilmente la pazienza anche per piccoli contrattempi.

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4. Ascolto

Se quando torna a casa la sera il genitore si precipita a controllare le e-mail, si ferma a lungo davanti al computer o alla TV oppure continua per ore a parlare al cellulare, i figli sono indotti a pensare di non essere degni di attenzione.

5. Non mettere pressione

Proporre delle attività interessanti certamente, non però pretendere prestazioni continue. Bisogna anche che si annoino, che stiano un po’ da soli a inseguire i loro pensieri. Ci sono genitori iperperfezionisti che stanno troppo addosso ai figli, che li incalzano in continuazione.

Questo atteggiamento può creare stress e insicurezza. Di fronte ad aspettative eccessive i bambini possono diventare ansiosi già alla scuola materna. Se la barra è troppo alta, i bambini possono avere l’impressione di non essere amati se non raggiungono i risultati che il genitore si attende da loro.

6. Prestare attenzione ai complessi

Orecchie a sventola, bassa statura, occhiali… I complessi relativi al fisico possono comparire presto nel confronto con i compagni. Per evitare che generino insicurezza serve parlarne e prospettare soluzioni. Per esempio, un bambino sovrappeso si sentirà rassicurato nel sapere che potrà consultare un nutrizionista. Le risposte scientifiche rassicurano i bambini.

7. Alternare piacere e restrizioni

Cercare di fissare dei limiti senza es- sere frustranti. Se si è troppo rigidi il bambino pensa che niente è possibile, si chiude in se stesso e rischia di perde- re fiducia nelle sue possibilità. Anche l’assenza di limiti crea insicurezza perché viene a mancare un quadro di riferimento.

Autore: Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dello sviluppo alla «Sapienza» Università di Roma | Mind