La dieta chetogenica, spegne l’infiammazione e rafforza il sistema immunitario

Sappiamo ormai come la dieta tipicamente occidentale, caratterizzata da un basso apporto di frutta e verdura ed un eccessivo consumo di farine raffinate, zuccheri e carne processata, contribuisca a innescare quel costante grado d’infiammazione nel corpo che può portare allo sviluppo di malattie croniche quali obesità, diabete di tipo 2, demenza senile, malattie cardiovascolari, cancro.

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L’infiammazione è, infatti, una corretta risposta immunitaria ad attacchi esterni, ma quando sollecitata di continuo porta le nostre cellule a riprogrammarsi in pro-infiammatorie creando un effetto boomerang che manda il sistema immunitario in tilt. Così come in negativo, la dieta può incidere in positivo, in particolare quella chetogenica la quale rafforzerebbe il sistema immunitario, contribuendo a spegnere l’infiammazione.

BRUCIARE GRASSI, INVECE CHE ZUCCHERI

Avete presente quando i bambini, dopo una febbre o uno stress, sviluppano quell’alito dal forte odore di frutta troppo matura? È il sintomo inconfondibile dell’acetone, condizione che si verifica quando aumenta la domanda energetica senza che il glucosio fornito dai carboidrati sia più sufficiente a soddisfarla. Il corpo in cerca di energia inizierà, pertanto, a bruciare i grassi. In questo nuovo processo metabolico, che porta rapidamente a perdere massa grassa, il fegato fa la sua parte producendo i cosiddetti corpi chetonici, quegli acidi che tanto infastidiscono i genitori durante la malattia. Uno di questi è l’acido beta-idrossibutirrato, dalle accertate proprietà antinfiammatorie, che un recentissimo studio ha collegato ai benefici di una dieta chetogenica ricca in proteine e grassi a scapito di carboidrati e zuccheri.

TRE SETTIMANE LOW-CARB

Più nel dettaglio, i ricercatori hanno preso in esame 44 adulti sani ai quali è stato chiesto di sottoporsi per tre settimane a una dieta chetogenica, con un consumo massimo di carboidrati di 30 grammi al giorno, un paio di fette di pane. A queste persone sono stati prelevati campioni di sangue prima e dopo la dieta al fine di misurare l’attività delle loro cellule immunitarie, incluse le cellule-T deputate alla cosiddetta immunità acquisita, quella che sviluppiamo nel corso della vita reagendo, di volta in volta, all’attacco di nuovi patogeni.

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Una migliore risposta immunitaria

La dieta chetogenica ha fatto la differenza: alla fine delle 3 settimane, le cellule T del sangue prelevato avevano incrementato la loro capacità di proteggere dall’eccessiva infiammazione e dallo sviluppo di reazioni autoimmuni. La chetosi, inoltre, aveva notevolmente migliorato la formazione di cellule T di memoria, coinvolte nell’immunità a lungo termine, nonché la loro efficacia contro i microrganismi invasori. Questi effetti sono stati il risultato di una riprogrammazione del metabolismo mitocondriale delle cellule immunitarie che ha portato a un’aumentata produzione di energia. Disponendo di più energia i linfociti T hanno potuto svolgere al meglio i compiti per cui sono programmati andando incontro a una sorta di ringiovanimento.

In parallelo, tutti i partecipanti hanno anche registrato una significativa e rapida perdita di peso.

CONTRO GLI ZUCCHERI NEL SANGUE

Si può quindi dedurre che tra gli accertati benefici di una dieta chetogenica vi sia quello di un rafforzamento dell’immunità acquisita esercitata dalle cellule-T. Ricordiamo, infatti, che i pregi della dieta chetogenica non si esauriscono nella relativamente rapida perdita di peso.

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Essa contribuisce a prevenire malattie croniche, incluse le varie forma di demenza senile. L’eccesso di glucosio nel sangue è, infatti, sempre fonte di problemi quali insulina fuori controllo, infiammazione, ossidazione. Tutti fattori nocivi per la salute in generale e quella del cervello in particolare. Limitare l’apporto di zuccheri nel sangue è quindi un obiettivo di salute collettivo da perseguire ad ampio spettro attraverso i vari strumenti disponibili, incluso il ricorso a una dieta chetogenica mirata e controllata: prima di cercare una chetosi alimentare anche i soggetti sani devono evitare improvvisazioni “fai da te” e garantire sempre un adeguato apporto di fibra da verdure e, eventualmente, integratori.

Alimentazione

Lo schema base per arrivare ad uno stato di chetosi pervede un regime alimentare così composto:

  • 75-80% di grassi
  • 15-20% di proteine
  • 5% di carboidrati

Chi soffre di pancreatite non dovrebbe seguire una chetosi indotta da dieta chetogenica, a causa dell’alto contenuto di grassi della dieta. La chetosi è controindicata anche in chi soffre di deficit di piruvato carbossilasi, porfiria e altri rari disordini genetici legati al metabolismo dei grassi. Le ricerche non hanno approfondito gli effetti della dieta chetogenica a lungo termine. Qualsiasi schema nutrizionale per la perdita di peso, dovrà essere discusso con il proprio nutrizionista di fiducia.

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Dr.ssa Debora Rasio, laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia | pleiner.it