Il cervello, un’arma contro le fake news

Il titolo, dal tono provocatorio, fa riferimento al ragionamento analitico come strumento ottimale per difendersi dalle fake news. Stando a diversi studi, siamo portati a credere alle fake news quando queste confermano un nostro pregiudizio, una nostra credenza o ideologia politica.

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Non tutti, però, sono destinati a cadere nella «trappola delle fake news», il cosiddetto «ragionatore attento» non se la beve e riesce a mantenere sempre un giudizio critico. Anche il ragionamento puro può essere messo a dura prova: la trappola diventa più difficile da individuare quando l’attento ragionatore si confronta con temi in cui non è preparato. In questo caso, il «ragionatore attento» dovrà avvalersi di più attenti strumenti di confronto per non cadere nella trappola. Vediamo tutti i dettagli con un articolo scritto da Simone Gozzano, professore di filosofia della mente e metafisica all’Università degli Studi dell’Aquila.

Un nuovo esperimento, che si confronta con il ragionamento puro e non con le interazioni dirette tra persone, ci consola un po’: quando si tratta di affrontare fake news, più che i preconcetti ideologici a farla da padrone è la nostra pigrizia cognitiva.

L’esperimento

Il lavoro, frutto di una ricerca condotta da Gordon Pennycook e David G. Rand del Dipartimento di psicologia della Yale University, mostra che se da un lato si pensa che tendiamo ad accettare le notizie false se queste si conformano alle nostre aspettative politiche e ai nostri pregiudizi, dall’altro buona parte di questa accettazione è dovuta alla nostra smaccata pigrizia cognitiva. In pratica, solo se ci mettiamo con calma ad analizzare la questione ci rendiamo conto che non possiamo «berci» ciò che a prima vista ci offre un riscontro positivo.

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Qualche passo indietro. C’è un certo accordo sul fatto che le fake news sono esplose con la campagna presidenziale degli Stati Uniti nel 2016. Basti considerare che, a tre mesi dalle elezioni, le 20 notizie più discusse su Facebook erano tutte falsità.

Meno accordo c’è sull’effetto che ha un ragionamento analitico in merito a queste notizie: c’è chi sostiene che abbia un effetto di rinforzo («lo vedi che avevo ragione»), c’è chi invece ritiene che il ragionamento tenda a tamponare l’influenza e l’accettazione delle notizie false e delle bufale. In particolare, la teoria del Motivated System 2 Reasoning (MS2R) sostiene che una scelta politica deliberata (negli esperimenti ci si confrontava con il contrasto repubblicani versus democratici), tende a rinforzare le notizie favorevoli, a discapito dell’accuratezza del giudizio.

Il ragionatore attento riesce a individuare le Fake News

Orbene, l’esperimento, che ha coinvolto 3000 persone, ha mostrato che il ragionatore attento riesce ad andare al di là della propria convinzione nell’individuare le notizie false, anche se queste vanno contro l’ipotetico vantaggio per la sua parte (ideologica o politica). Inoltre, riesce anche a valutare meglio l’impatto delle notizie vere sia che queste riguardino la propria parte politica che sostengano i suoi avversari.

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Chi è il ragionatore attento?

Per «ragionatore attento» non si indica un soggetto ben educato al pensiero, quanto chi supera con un punteggio elevato un test di ragionamento (CRT – Test di riflessione cognitiva).

Sembra quindi che la teoria MS2R non sia corroborata da questo studio, e che le persone piuttosto che ragionare in un modo autoprotettivo o motivante, tendono a essere critiche quando ravvisano delle notizie che ritengono non credibili.

Tuttavia, i buoni ragionatori tendono ad assumere atteggiamenti estremistici, tipici del cattivo ragionatore, quando si confrontano con argomenti, per esempio i cambiamenti climatici, per i quali le loro competenze non sono superiori a quelle dei cattivi ragionatori. Quindi, quando si tratta di scovare contraddizioni «interne» alla notizia, le scovano; quando si tratta di confrontare la notizia con i dati, la mancanza di conoscenza approfondita rimette tutti sullo stesso piano.

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Autore: Simone Gozzano | Mind