Cerchi “motivazione” per fare attività fisica? Ti basterà pensare ai tuoi cari

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La motivazione è l’espressione dei motivi che inducono un individuo a compiere o tendere verso una determinata azione. Da un punto di vista psicologico può essere definita come l’insieme dei fattori dinamici aventi una data origine che spingono il comportamento di un individuo verso una data meta; secondo questa concezione, ogni atto che viene compiuto senza motivazioni rischia di fallire. La motivazione svolge fondamentalmente due funzioni: attivare e orientare comportamenti specifici.

Ci sono motivazioni che ci fanno alzare presto al mattino, altre motivazioni che ci inducono a mangiare troppo o a muoverci poco… tuttavia, con le giuste motivazioni, possiamo scandire una routine ideale, in grado di mettere accordo per ogni nostro bisogno.

Sei tra quelle persone che cercano motivazioni per mettersi in forma e fare attività fisica? Una ricerca appena pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, e riportata da la Repubblica, ci spiega come la motivazione potrebbe arrivare in modo più semplice del previsto.

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Concentrarsi su qualcosa che va al di là di se stessi – come figli, coniugi o amici – aumenta l’efficacia dei messaggi che promuovono uno stile di vita sano e aiuta a superare le cattive abitudini. I risultati di uno studio condotto dall’università della Pennsylvania.

Per farsi del bene spesso l’amor proprio non basta. E allora non resta che fare appello a qualcosa di più grande: figli, coniugi, amici o familiari. Quella schiera di persone che tiene alla nostra salute e con il proprio affetto è in grado di farci superare cocciutaggine, vizi e cattive abitudini. È quanto hanno sperimentato i ricercatori dell’Università della Pennsylvania in uno studio appena pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, scoprendo che in effetti pensare meno a se stessi e più agli altri, aumenta la ricettività ai messaggi che promuovono uno stile di vita sano.

Pensando ai propri cari, le cattive abitudini spariscono

Che alcol, sigarette, cibi troppo calorici e sedentarietà siano pericolosi, d’altronde, ormai lo sappiamo un po’ tutti. Eppure restano abitudini estremamente diffuse: anche con la consapevolezza dei rischi, insomma, vizi e vizietti restano duri a morire. E non è difficile capire perché secondo gli autori della nuova ricerca. Quando ci dicono che le nostre abitudini sono sbagliate infatti entra in gioco la psicologia: sapere di essere nel torto ci fa sentire a disagio, si attivano i sistemi di difesa del nostro subconscio e ci troviamo a respingere al mittente critiche e buoni consigli.

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C’è un modo per superare l’impasse? Per i ricercatori americani è piuttosto semplice: spingere le persone a pensare a qualcosa di più grande di sé stessi, che siano i propri cari, la spiritualità o altre fonti di trascendenza, potrebbe aiutare a rendere più incisivi messaggi e campagne che promuovono uno stile di vita salutare. Per testare l’ipotesi hanno realizzato un esperimento.

L’esperimento

Duecentoventi persone sedentarie, obese o in sovrappeso, sono state divise in tre gruppi: un primo a cui è stato chiesto di riflettere sulla cosa che conta di più nella loro vita, che siano familiari, amici, o il rapporto con la spiritualità; un secondo gruppo a cui è stato chiesto di augurare qualcosa di buono a persone care e perfetti sconosciuti; e un terzo gruppo, di controllo, che è stato invece invitato a riflettere sui valori che ritenevano meno rilevanti nella propria vita.

A questo punto, ai volontari sono stati mostrati alcuni spot che incitavano a vivere una vita più attiva e ricordavano i pericoli della sedentarietà. Il tutto mentre i ricercatori studiavano le loro reazioni con una macchina per la risonanza magnetica funzionale, con cui è possibile osservare in tempo reale cosa avviene all’interno del cervello. Nel mese seguente i partecipanti sono stati quindi bombardati giornalmente di messaggi che replicavano quelli ricevuti durante l’esperimento e il loro livello di attività fisica è stato tenuto sotto controllo con dei braccialetti fitness.

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I risultati

Guardando i dati raccolti, i ricercatori hanno avuto la conferma della propria ipotesi: i volontari dei due gruppi invitati a concentrarsi meno su sé stessi hanno mostrato livelli di attività molto superiori rispetto al gruppo di controllo. E non solo: la risonanza magnetica infatti ha permesso di evidenziare come durante gli esercizi nel cervello risultavano particolarmente attive le aree coinvolte nei processi di ricompensa e nelle valutazioni positive.

Preoccuparsi per gli altri può essere estremamente gratificante – racconta Yoona Kang, ricercatore dell’Università della Pennsylvania che ha partecipato alla ricerca – Per le persone che amiamo siamo pronti a fare cose che non faremmo mai per noi stessi. E per questo l’idea della trascendenza da sé, avere a cuore qualcuno al di là dei propri interessi personali, è una potentissima fonte di cambiamento”.

Attualmente gli autori dello studio stanno mettendo a punto un’app per smartphone pensata per offrire al grande pubblico gli stessi messaggi ed esercizi di riflessione utilizzati nella ricerca. Con la speranza che i risultati si rivelino paragonabili a quelli emersi dalla ricerca.

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