Avere amici è necessario nella vita?

Si parla sempre di autosufficienza, la cultura occidentale è basata sulla forte individualità. Certo, è importante coltivare una propria autonomia emotiva ma senza sfociare nell’eccesso, perché l’uomo è un animale sociale e, in quanto tale, ha sviluppato -da un punto di vista evolutivo- un bisogno di coltivare rapporti sociali.

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Dopo una protratta esperienza di isolamento sociale causata dalla pandemia, abbiamo capito ancora di più quanto abbiamo bisogno degli amici. Quello che non conoscevamo era quanto ci possa far soffrire la loro assenza. Come si può quantificare la sofferenza legata alla mancanza di amici? La risposta ce l’ha fornita la neuroscienziata Livia Tomova, del Mit di Boston, con uno studio pubblicato su Nature Neuroscience: gli amici ci possono mancare esattamente come ci manca il pane quando siamo affamati.

Nell’esperimento, alcune persone trai 18 e i 40 anni sono state isolate per 10 ore, dopodiché sono state sottoposte a risonanza magnetica funzionale mentre venivano mostrate loro immagini di amici che ridevano in compagnia. Si è visto così che, insieme a una forte sensazione di solitudine, nel loro cervello si attivava un gruppo di neuroni della substantia nigra e dell’area tegmentale ventrale: lo stesso gruppo di cellule che si accende, dopo un identico periodo di tempo di digiuno, guardando foto di cibo.

L’amicizia è qualcosa che può mancarti come il pane

Ulteriori approfondimenti di questo studio stanno ora indagando se, e in quale misura, le relazioni virtuali, per esempio quelle intrattenute tramite le videochiamate, possano alleviare questa “fame”. Perché la socialità, come si è visto, è un bisogno primario, proprio come quello del pane.

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Quei pettegolezzi tra amici o confidenti

Ad essere un toccasana per la salute del corpo e della mente, sono anche le chiacchiere tra amici e, in particolare, i pettegolezzi. Pare, infatti, che i pettegolezzi non siano per forza una cosa negativa anche se, ovviamente, spettegolare sulle conoscenze comuni, spesso criticandole e rivelandone i segreti, è sempre stato considerato abbastanza riprovevole. Discostandoci dalla cattiva abitudine di rivelare segreti altrui e concentrandoci sul pettegolezzo inteso come scambio di opinioni tra amici e osservazioni su terzi, la scienza ci rivela che questo tipo di attività, in confidenza, può fare più bene che male.

Eshin Jolly, psicologa della Dartmouth University, ha rivelato su Current Biology che questa abitudine ha i suoi aspetti positivi: facilita la connessione sociale e consente di conoscere il mondo indirettamente, attraverso le esperienze di altre persone.

Per dimostrarlo, la ricercatrice ha creato un gioco online in cui si riceveva del denaro e si poteva scegliere, con una decisione nota solo a pochi, se metterselo in tasca, o contribuire a una cassa comune che, aumentata del 50%, veniva poi divisa fra tutti in parti uguali. Insomma, per cooperare al bene comune bisognava avere fiducia negli altri. Quando le sessioni di gioco si svolgevano con solo discussioni pubbliche, però, la fiducia, cioè i contributi alla cassa comune, scendeva rapidamente, perché era difficile capire di chi fidarsi.

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Ma quando era consentito spettegolare in conversazioni private, ecco che la fiducia reggeva molto più a lungo, sia perché ciò aumentava la confidenza fra i partecipanti, sia perché si ottenevano informazioni fondate sul comportamento altrui, utili per decidere. «Insomma, i pettegolezzi rinsaldano le relazioni e aiutano a capire meglio gli altri, così che, alla fine, danno un loro contributo a migliorare la cooperazione sociale», conclude Jolly.

Chi ha amici vive più a lungo

Secondo lo studio pubblicato su Plos Medicine (Social Relationships and Mortality Risk: A Meta-analytic Review), coloro che intrattengono buone relazioni sociali possono vivere fino al 50% in più dei solitari. L’incremento non sarebbe solo legato alla durata della vita ma anche ad aspetti qualitativi della vita (benessere percepito).

Vivere una vita ritirata, senza condividere esperienze e opinioni con nessuno è un fattore di rischio grave, quanto fumare 15 sigarette al giorno o essere alcolizzati. L’indagine è stata condotta nello Utah (Stati Uniti). Su un campione di oltre 300.000 persone per un periodo di tempo di 7 anni.

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La ricerca ha misurato le relazioni secondo diversi parametri: la dimensione della cerchia sociale, l’essere o meno in coppia, il numero di incontri con gli amici al mese, le situazioni specifiche nelle quali si poteva contare sulle amicizie (…) ed è giunto alla conclusione che le amicizie, proprio come il cibo e le abitudini, possono condizionare lo stato di salute dell’individuo.

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