Robot in grado di stabilire connessioni emotive

Blue Frog Robotics

Humans, Raised by wolves, Westworld… sono solo alcuni dei telefilm con protagonisti loro, gli androidi. Se pensiamo alla serie Humans, vediamo che i robot sociali possono essere molto utili per fornire assistenza agli anziani o occuparsi dei bambini. Se il telefilm sembra assurdo, in base alle proiezioni economiche dell’ultimo quinquennio, vediamo che una realtà caratterizzata da assistenti sociali robotici non è così lontana.

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I robot, sono ormai diffusissimi nelle industrie, nella nostra vita quotidiana Apple Home, Google Home e Alexa di Amazon diventano assistenti virtuali… ma se si potesse avere qualcosa di più come un umanoide capace di svolgere funzioni sociali? Sono diverse le multinazionali che ci stanno lavorando e questa meta potrà essere la prossima rivoluzione tecnologica.

Robot per suscitare reazioni emotive

Tanti nell’industria quanto in medicina, i robot abitualmente costruiscono, smontano e ispezionano cose; danno anche assistenza in chirurgia e distribuiscono farmaci su ricetta. Né questi robot né quelli «sociali» – progettati per interagire con le persone e suscitare una connessione emotiva – si comportano come Rosie, la cameriera dei Jetson, la famiglia del cartone animato. I pronipoti, o come altri amati droidi di storie di fantasia.

Eppure, c’è da aspettarsi che nel giro di qualche anno i robot sociali diventeranno più sofisticati e più diffusi. Il settore sembra arrivato a un punto critico: i robot sono capaci di interagire ed eseguire compiti utili come mai prima d’ora. Come la maggior parte dei robot, i robot sociali usano l’intelligenza artificiale per decidere come agire in risposta
alle informazioni che ricevono tramite fotocamere e altri sensori.

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La capacità di reagire in modi realistici prende forma da ricerche su come si formano le percezioni, su che cosa costituisce l’intelligenza sociale ed emotiva, su come le persone possono dedurre pensieri e sentimenti degli altri. I progressi dell’intelligenza artificiale
hanno permesso ai progettisti di tradurre conoscenze di psicologia e neuroscienze in algoritmi che permettono ai robot di riconoscere voci, volti ed emozioni; di interpretare il discorso e i gesti e di rispondere appropriatamente a complessi segnali verbali e non;

I robot sociali sono capaci di cercare il contatto visivo, fare conversazione e adattarsi ai bisogni delle persone imparando dalle loro reazioni, conferme e critiche.

Come conseguenza di tutto questo, i robot sociali ricoprono una varietà di ruoli sempre più ampia. Per esempio, un umanoide alto 1,2 metri chiamato Pepper, della casa SoftBank
Robotics, riconosce volti ed emozioni umane di base, e conversa grazie allo schermo touch che ha sul «petto». In tutto il mondo, circa 15.000 Pepper svolgono servizi come check-in negli alberghi, servizio clienti negli aeroporti, assistenza per acquisti e servizio cassa nei fast-food.

Temi della casa Temi USA, e Loomo della Segway Robotics, sono la prossima generazione di assistenti personali: sono simili ad Amazon Echo e Google Home, ma si muovono e possono fornire un nuovo livello di funzionalità. Loomo, per esempio, non è solo un compagno ma può trasformarsi a comando in uno scooter per il trasporto.

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Particolarmente attraente è la possibilità di usare i robot sociali nell’assistenza alla popolazione anziana del mondo, che cresce sempre di più. Il PARO Therapeutic Robot, sviluppato dal National Institute of Advanced Industrial Science and Technology (AIST) (siamo in Giappone), che somiglia a un cucciolo di foca da coccolare, è pensato per fornire stimoli e ridurre lo stress a persone con Alzheimer e altri ospiti di strutture assistenziali: risponde al proprio nome muovendo la testa e piagnucola per chiedere coccole.

Mabu, della Catalia Health, interagisce con i pazienti, specialmente se anziani, come assistente per la qualità della vita, ricordando loro di fare passeggiate, prendere farmaci e telefonare ai membri della famiglia.

Robot sociali come giocattoli per bambini

I robot sociali iniziano ad affermarsi anche come giocattoli. I primi tentativi di incorporare il comportamento sociale in giocattoli, come il Baby Alive di Hasbro e il cane robotico AIBO di Sony, hanno avuto un successo limitato. Ora però tornano entrambi alla carica, e la versione più recente di AIBO ha sofisticate capacità di riconoscimento vocale e gestuale, gli si possono insegnare giochetti e sviluppa nuovi comportamenti in base alle interazioni precedenti.

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Nel 2018 le vendite globali di robot per consumatori sono state stimate in 5,6 miliardi di dollari e il mercato è previsto in crescita fino a 19 miliardi nel 2025, con più di 65 milioni di robot venduti all’anno. Questo andamento potrebbe sembrare sorprendente, dato che numerose aziende ben finanziate che proponevano robot ai consumatori, come Jibo e Anki, sono fallite. C’è però una nuova ondata di robot che si prepara a prendere il posto dei defunti, come BUDDY, di Blue Frog Robotics, un dispositivo mobile con grandi occhi spalancati con cui si può giocare, ma che può essere impiegato anche come assistente personale e per l’automazione e la sicurezza delle abitazioni.

Fonte: American Scientific – Autore: Corinna E. Lathan e Geoffrey Ling